Basket. L’addio alla Delser di capitan Vicenzotti
Dear basketball, cara Udine, questa è una lettera a cuore aperto.
Mi avete visto crescere, dalla bambina un po’ timida, alla donna determinata che sono oggi. Quella ragazza che a 15 anni – o quasi – ha preso il volo per raggiungere il suo sogno, uno dei tanti realizzati insieme.
Udine, non ho mai dimenticato l’opportunità che mi hai dato, e per questo, ogni anno, ho deciso indossare la tua canotta, quella con il n.13. (Piccola parentesi per Broni e i Vikings. Grazie ragazzi, siete stati una seconda casa bellissima). Udine, una società che rispecchia il popolo della sua città, gran lavoratori, ottime persone, sani principi e grandi valori. Per tutto questo ti ho scelto, sempre. Anche quando le proposte continuavano ad arrivare imperterrite, anche quando la nostra nave si è trovata in mezzo ad un naufragio che poi ci ha completamente scaraventato in mare, anche quando ci siamo risollevate, ricostruendo tutto, partendo da una piccola zattera per tornare alla grande nave che ha ripreso a navigare il campionato di serie A2.
Sai che il mio sogno più grande era di portarti in A1, non ce l’ho fatta, ma assieme ne abbiamo passate davvero tante. Il tuo progetto mi è sempre piaciuto, credere nelle giovani, accompagnarle a realizzare i propri sogni, farle diventare delle Donne, con la D maiuscola. Questo è quello che ho cercato di fare in tutti questi anni: far crescere delle piccole Donne con il sogno, un giorno, di giocare nella nostra prima squadra. Mi sono sentita esempio per tutte le nostre piccole e per chiunque venisse a giocare in questa società. Chi è venuto a Udine, ha sentito che erano presenti un’atmosfera familiare, delle grandi persone e oltretutto si lavorava alla grande, da vincenti.
Grazie a tutte e tutti quelli passati da noi, conservo di ognuno un piccolo ricordo e pensiero. Lo so che spesso posso essere risultata pesante, ma avevo una “missione” in testa e poi sono cresciuta con il motto “prima il dovere, poi ancora il dovere e infine il meritato piacere“. So anche che posso essere sembrata perfezionista ma ci tenevo davvero tanto al gioco e al risultato e il lavoro sodo era il mio modo di dimostrarlo. Odio perdere, si sa, anche in allenamento. Chi mi ha conosciuto bene ha scoperto altre caratteristiche di me, descrivendomi come pazza, o tamarra, o scema, o vip…tutte definizioni azzeccate.
Grazie Udine di questi 15 anni e più, grazie a chi mi ha fatto capitana, altro sogno nel cassetto. Grazie al capitano prima di me, Mita, grande persona oltre ad essere stata una grande giocatrice. Grazie a tutte le mie compagne di squadra di questi anni, grazie agli allenatori, alle ragazze delle giovanili per averci sempre tifato, grazie ai loro genitori sempre presenti e appassionati, grazie ai tifosi, tutti, grazie per gli applausi e anche dei silenzi.
Grazie alla voce indimenticabile delle partite: Gaso. Grazie ai dirigenti di oggi e di ieri. Grazie agli staff medici e atletici così come agli addetti alla comunicazione che si sono succeduti negli anni. Grazie a tutti i fotografi che hanno immortalato ogni singola partita ed emozione. Grazie Antonino per tutto, per la tua semplicità, per il tuo sorriso sempre presente, per il tuo prenderti cura di noi, per tutto quello che hai fatto per me e per la sacca dei dolci, rivelatasi unica gioia dopo le partite perse. Grazie ad Alberto e Francesco per le riprese e per le interviste post partita. Grazie anche a Pino, Antonio e Bolda per le parole scritte sulla carta negli anni. Grazie ad Alistair per avermi rimesso in piedi non una, ma ben 2 volte e per essermi sempre stato vicino in questi anni con tanti consigli di vita oltre che tecnici. Grazie anche a Hadi e Bertox. Grazie a Nerina, Donna dietro le quinte che ha fatto un lavoro immenso in tutti questi anni. Grazie agli sponsor che ci hanno seguito in questi anni. Senza di voi, tutto questo non sarebbe stato possibile.
Grazie alla mia sorella cioccolatina per tutte le esperienza fatte insieme e per capirci con uno sguardo in campo. Grazie alla mia partner in crime: “associazione a delinquere” ci chiamavano, e questo racconta già tutto. Grazie alla mia leonessa con la criniera color carota. Grazie alle mie nelle, loro sanno chi sono. Grazie al Presidente Leo per aver dato davvero tanto, e anche di più, a questo progetto e per avermi scelto come paladina di tutte le sue idee e avventure. Grazie ai miei genitori, che mi hanno fatto prendere il volo, anche se è stato tanto dura per voi, lo so, ma grazie davvero. Grazie a mia sorella che ha dovuto accettare questa distanza, senza però, dimenticarsi di me.
Grazie a tutti, è stato un viaggio bellissimo, indimenticabile, pieno di gioie, dolori, emozioni, risate, pianti. Pieno di tutto quello che si può pensare e anche di quello che non si può dire. Non voglio dire addio perché non mi piacciono gli addii…e poi perché la vita è imprevedibile e non si sa mai quel che potrà accadere.
Allora dico arrivederci Udine. Anzi, MANDI UDIN,
la tua capitana.